La storia dei Tarahumara
I Rarámuri nel corso della loro esistenza sono stati un popolo perseguitato, subendo violenze e saccheggi di ogni tipo, rimanendo isolati in queste zone di difficile accesso.
Per secoli sono stati ignorati e dimenticati fino al giorno in cui, per le loro qualità di corridori, furono invitati a partecipare in alcune competizioni.
Nell’anno 1920 vennero invitati dallo stato americano del Kansas a partecipare ad una maratona ma rifiutarono perché ritenevano troppo corta quella distanza.
Le cose pero cambiarono il 7 di novembre del 1926. Gerardo Murillo, conosciuto come Dr. Atl, pittore e scrittore messicano, organizzò la prima ultramaratona della storia messicana. Invitò a correre a 3 Rarámuri per poter così risaltare le doti atletiche, la perseveranza e la resistenza di questo popolo Messicano.
La gara si sviluppava su di un percorso di 100 km che iniziava nella città di Pachuca, Hidalgo per finire a Città del Messico.
I corridori Tarahumara terminarono la gara in 9 ore e 37 minuti correndo ininterrottamente.
Si cercò di risaltare questa distanza con la speranza di essere inserita nei successivi giochi olimpici del 1928 consapevoli che i Rarámuri avrebbero avuto grandi opportunità di vincere portando così onore al Messico che in quegli anni stava uscendo da una situazione precaria causata dalla rivoluzione del 1910.
Il Comitato Olimpico Internazionale, respinse pero questa richiesta. Aurelio Terrazas e José Torres furono i corridori Rarámuri che rappresentarono il Messico nella maratona delle olimpiadi di Amsterdam nel 1928 ma terminarono rispettivamente al 32º e 35º posto.
I corridori Tarahumara sono eccellenti corridori sulle ultra distanze mentre su quelle corte come le maratone non sono veloci.
Inoltre per regolamento non era permesso a loro correre in sandali, ma con scarpe, cosa che svantaggiò ulteriormente le loro prestazioni.
Durante gli anni ‘20 fino ai primi anni ‘30 si organizzarono diverse gare in cui parteciparono i Rarámuri, ma per le loro incredibili performance solamente sulle lunghe distanze furono dimenticati ancora una volta.
Si dovettero aspettare quasi 50 anni per tornare a sentire parlare dei Tarahumara tramite un articolo della National Geographic nel numero pubblicato nel Maggio 1976.
Nel corso di questi ultimi 30 anni i Rarámuri sono riapparsi, grazie a Richard Fisher, correndo e vincendo in gare internazionali come nel caso della leggendaria Leadville Trail 100 del 1994 dove, dopo una combattuta e avvincente gara, il Tarahumara Juan Herrera ebbe la meglio su Ann Trason.
Con la pubblicazione nel 2009 del best seller Born to Run di Christopher McDougall, finalmente la popolarità dei Tarahumara ha raggiunto il suo apice.
Un libro che ha fatto conoscere a livello mondiale la loro cultura ma anche un personaggio come Micah True, Caballo Blanco, grande estimatore di questo popolo e organizzatore della Ultra Maratón Caballo Blanco.
Questo libro, con la sua copertina immortalata dalla famosa foto scattata da Luis Escobar, ha ispirato migliaia di corridori sparsi in tutto il mondo.
Il messaggio di Caballo Blanco e dei Rarámuri oggi è presente in ogni sentiero. Troviamo ormai corridori Rarámuri gareggiare in tutto il mondo. Invitati, oltre che a partecipare, anche a portare la testimonianza della loro cultura.
Una cultura basata sull’umiltà, la resistenza, la perseveranza, il correre liberi e sopratutto la solidarietà, il condividere e l’apportare sinergie.
Valori che rafforzano ed uniscono l’identità di un’individuo e la sua comunità.
Un concetto che dovremmo tutti prendere come esempio.
C’è una parola Rarámuri che racchiude il significato del condividere ed è Kórima!