Correre: attività culturale o biologica?
Ho sentito spesso dire che correre non è naturale e che per questo è un’attività lesiva, difficile e sconfrortevole (alcuni ortopedici, fisioterapisti e professionisti d’educazione fisica concordano su questo).
Questo ragionamento ha un senso, perchè quando pratichiamo un’attività che è scorporata dal nostro contesto evolutivo, abbiamo bisogno di risorse tecnologiche.
Esempi concreti sono il subaqueo e l’astronauta, che sperimentano un ambiente completamente incompatibile con la sopravvivenza ed il danno alla salute è ridotto al minimo grazie alla tecnologia.
Supponendo che correre è un’azione culturale, è giustificabile l’utilizzo di risorse come scarpe con ammortizzazione e speciali tecniche.
Tuttavia nel corso degli ultimi 40 anni, la crescita esponenziale di questi elementi, non ha contenuto l’aumento di lesioni e la caduta delle performance.
Contrariamente, ci facciam più male e corriamo peggio.
Nell’ultimo decennio, la scienza, ha dimostrato che l’Homo sapiens è un animale corridore di lunga distanza, questo è impresso nella nostra genetica e presente nella nostra anatomia e fisiologia.
Corsa: cultura-biologia
Questo ci porta alla conclusione che, se correre è naturale e biologico, il contesto culturale all’interno del quale corriamo è sbagliato.
L’evoluzione culturale può essere soprendente nella velocità di generare differenze tra biologia e cultura, secondo lo scienziato Dott. Daniel Lieberman:
“l’evoluzione culturale è una forza potente e rapida, che altera molte importanti interazioni tra i nostri geni e l’ambiente, per mezzo della modificazione dell’ambiente, non dei geni“
Questo significa che i nostri geni ancestrali, non son riusciti a legarsi con un ambiente così recente nella scala evolutiva, portandoli così incontro a delle malattie o lesioni.
Un esempio è il diabete di tipo 2, che affligge molte persone, semplicemente perchè alimenti molto dolci sono una novità per il nostro organismo.
Il modello di salute convenzionale, propone azioni palliative, trattando i sintomi e non comprendendo le cause, la stessa cosa succede con la corsa.
Il comportamento culturale ha preso il sopravvento e le stesse condizioni ambientali continuano a portarci nuovamente incontro a malattie e lesioni, chiudendoci in un pericoloso circolo vizioso.
Per interrompere questo ciclo, dobbiamo guardare alla radice, comprendere in che modo ci siamo adattati per correre, così ci potremo liberare delle “stampelle tecnologiche” ed avvicinarci al nostro pieno potenziale di CORRIDORI ANCESTRALI e riconquistare l’equilibrio nella bilancia biologia contro cultura.
BIBLIOGRAFIA:
BRAMBLE, D. M. and LIEBERMAN, D. E. – Endurance running and the evolution of Homo 2004
LIEBERMAN, D. E. and BRAMBLE, D. M. – The Evolution of Marathon Running: Capabilities in Humans. Sports Med 2007
LIEBERMAN, D. E. – The Story of the Human Body (Evolution, Health, and Disease) 2014
Testo tradotto da: Paolo Iavagnilio