Correre ci ha resi umani
La corsa di lunga distanza potrebbe essere stata determinante nel plasmare la nostra fisiologia ed anche il bipedismo.
Questo lavoro del 2004 che ha visto protagonista uno dei massimi ricercatori del campo “barefoot”, il Dott. Lieberman.
Lieberman suggerisce che i nostri primi antenati erano buoni corridori di resistenza, e che la loro attitudine ha lasciato il segno evolutivo sui nostri corpi ed è rimasto impresso dalle articolazioni delle gambe fino alle testa.
Dennis Bramble della Università dello Utah, Salt Lake City, e Daniel Lieberman della Harvard University di Cambridge, Massachusetts ci dicono che la corsa avrebbe favorito alcune caratteristiche del corpo, come, per esempio articolazione del ginocchio larghe e robuste.
“Tutti dicono che gli esseri umani sono cattivi corridori. Non c’è dubbio che stiamo scadenti velocisti, ma siamo abbastanza portati per la resistenza” – dice il Dott. Bramble.
Questa teoria potrebbe spiegare perché, nei giorni nostri, così tante persone sono in grado di coprire i 42 chilometri di una maratona e può fornire una risposta alla domanda del perché altri primati non condividono questa capacità.
I Nostri antenati africani potrebbero essere stati talentuosi atleti di resistenza
La nostra scarsa abilità sprintante ha dato origine all’idea che i nostri corpi sono adattati per camminare, non correre, dice Lieberman.
Anche i velocisti più potenti raggiungono velocità di solo circa 10 metri al secondo rispetto ai 30 metri al secondo di un ghepardo.
Ma, su lunghe distanze, la nostra prestazione è molto più rispettabile: cavalli al galoppo su lunghe distanze vanno a circa 6 metri al secondo, il che è un ritmo persino più lento, di un corridore di endurance di alto livello.
Come mai siamo così performanti nel correre lunghe distanze?
Lo “Scavenging” (nutrirsi di carcasse in modo opportunistico) è un’ottima risposta, e lo suggerisce lo stesso Lieberman.
I nostri antenati nella savana erano in concorrenza con le iene, anch’esse con ottime performance sulla lunga distanza.
Lieberman aggiunge che forse i primi esseri umani hanno sviluppato la resistenza anche per inseguire la preda fino ad esaurimento.
La teoria di Lieberman
La teoria ha senso per una serie di caratteristiche umane:
- Forza! Abbiamo tendini delle gambe e dei piedi particolarmente flessibili (in particolare il tendine di Achille), il che permette di avere un vantaggio meccanico durante la corsa con un recupero energetico notevole tra un passo e l’altro.
- Stabilità! I glutei prominenti e robusti sono un importante indizio. Infatti questi muscoli si contraggono a malapena durante una camminata ma, durante una corsa, vengono utilizzati alla grande.
- Equilibrio! Correre richiede grande capacità di coordinazione: le gambe sono in movimento nell’aria ed è necessario coordinare gli occhi per controllare dove atterra il piede.
- Ancora equilibrio! Molti animali mantengono l’equilibrio con l’ausilio di canali semicircolari nell’orecchio interno; questi, riempiti di liquido, agiscono come un rivelatore di accelerazione. Queste strutture sono insolitamente grandi sia negli esseri umani moderni che nei nostri cugini “evolutivi”, Homo erectus. Questa caratteristica potrebbe aver avvantaggiato il bipedismo.
- Termoregolazione! Non avere pelliccia e la tendenza a sudare ci fa delle “macchine” che disperdono il calore. Quali altri animali sudano? (alcuni animali possiedono altre strategie per disperdere l’eccesso di calore).
CONCLUSIONI:
Lasciatemi terminare l’articolo con brevi ma, reputo, importanti considerazioni personali.
Correre ok è naturale, è naturale correre anche sulle lunghe distanze, come evidenziato dall’articolo.
Ma allenarsi e correre come facciamo ora per diletto e, magari tutti i giorni, può ancora definirsi “naturale”?
Ovviamente no!
L’essere umano è un animale e, come tale, è un “risparmiatore” di energia.
Si correva si, ma solo quando si aveva fame o per salvarsi la vita!
Insomma, il minimo indispensabile!
Per cui rispettiamo per bene:
- Tecnica (ormai abbiamo disimparato a correre, soprattutto se incominciamo da adulti) magari correte “minimal” o persino scalzi. Questo vi aiuterà a reimparare;
- Recuperi (mai correre tutti i giorni ma attendere un completo recupero);
- Alimentazione;
- Irrobustirsi in palestra (quasi nessuno lo fa!).
Correre è assolutamente naturale per l’uomo, com’è naturale alzare pesi e fare lavori di forza.
Unire le due attività sapientemente ci farà ritrovare salute e benessere.
Corre solo non basta e, nella maggioranza dei casi, potrà essere persino deleterio.
Buone corse a tutti dunque!
BIBLIOGRAFIA:
L’endurance può far male di Evolutamente.it
Strategie per minimizzare i danni dell’endurance di Evolutamente.it
2 commenti. Nuovo commento
Buongiorno, io non sarei completamente in linea con la sua tesi. L’evoluzione dimostra che l’uomo non solo cacciava per opportunismo le carcasse ma adottava complesse strategia di caccia in gruppo che presupponeva la corsa per molte ore con scarso approvigionamento di acqua e cibo. La preda veniva stanata per sfinimento. Le strategie di caccia hanno, inoltre, permesso la cooperazione sociale e quindi l’accrescimento della massa celebrale che favoriva una maggiore capacità di apprendimento in un circolo virtuoso che ci ha permesso di dominare sul resto del mondo animale.
Saluti
Massimiliano Novara
Ciao Massimiliano, sono perfettamente d’accordo. Nell’articolo parlavo del come è iniziato il bipedismo e del perché siamo nati per correre.
Per quanto riguarda lo sviluppo del cervello, è vero quello che dici, ma tuttavia ha contato molto di più l’alimentazione animale ricca di DHA, un acido grasso polinsaturo della catena omega 3 di cui sono, guarda caso, ricchi gli alimenti animali. Senza benzina un’auto non va molto lontano…
https://www.evolutamente.it/dha-acido-docosaesaenoico-fu-determinante-la-prolificazione-neurale-levoluzione-lo-sviluppo-del-cervello-degli-ominidi/
https://www.evolutamente.it/il-cibo-per-la-funzione-cerebrale-mangiare-in-modo-intelligente/
Un saluto.
Angelo.