Barefooting: dalla sua nascita all’Italia
Continuiamo a leggere Barefoot, continuiamo a leggere articoli e ricerche scientifiche che ne esaltano i benefici.
Continuiamo a cercar di far nostra questa libertà, ma in quanti sanno quando e soprattutto dove è nato questo termine e con lui il vero e proprio movimento del camminare scalzi della nostra epoca?
Tutto nacque in Nuova Zelanda
Ebbene, dovremmo prendere un mappamondo e farlo roteare di 180° gradi, perché il tutto nacque in Nuova Zelanda.
La terra del popolo Maori, che la chiamarono “La terra della grande nuvola bianca”.
E’ l’Oceania che ha visto crescere questa filosofia di vita, che si è diffusa poi in America, la patria delle mode da imitare.
Ed ecco, quindi, come è arrivata in Europa ed in Italia.
La particolarità di chi è riuscito o riuscirà a visitare lOceania è proprio il vedere quante persone siano solite praticare le più svariate attività della quotidianità camminando scalze, soprattutto nelle grandi città dove potrebbe sembrare più ostico.
Secondo la loro filosofia inziale, camminare scalzi esercita regolarmente la muscolatura del piede, favorendone una distribuzione corretta dei carichi ed aiutando la traspirazione… insomma è la cosa più naturale!
Camminare scalzi è gradevole: il contatto diretto con il suolo è l’esperienza tattile più forte che possiamo vivere in ogni momento della giornata.
La maggior parte degli adulti ha perso il ricordo del contatto con l’erba soffice e umida, il caldo ed il freddo di un suolo soleggiato o all’ombra, o la durezza delle mattonelle e la morbidezza di un tappeto.
Barefooting dall’Oceania all’Europa
Dall’Oceania all’Italia, il movimento sta vivendo in questi anni un boom quasi esponenziale di gente che ne ricerca informazioni da tutti i lati, anche se non tutti ancora provando personalmente quanto letto.
Per permettere un po’ a tutti di provare questo concetto di camminare, sono nati dei veri e propri parchi tematici, sviluppatesi soprattutto in Europa, ma presenti ed in espandimento anche in Italia.
In Germania, nazione Europea che più ha sposato il movimento neozelandese vi sono 3 parchi importanti: il “Dornstetten”, a nord della Foresta Nera, con percorsi su tronchi, muschio e pigne.
Il “Bad Wunnenberg”, in Vestfalia con ponte tibetano per immergersi nel fango; ed il “Bad Sobernheim”, nello Nahe con prato, sassi, idroterapia e feet-wash.
In Francia si può trovare il “La Ferme Aventure – Parc loisirs pieds nus”, nel centro del paese, o ad Orbey il Sentier pieds nus du lac blanc”, nel dipartimento dell’Alto Reno.
In Inghilterra vi è il “Trentham Estate”, in Austria il “Mühlviertel St. Ulrich Barfußweg” ed in Danimarca il “Jutland Rødekro Barfodspark”.
Ma in Italia abbiamo altrettanto?
Barefooting in Italia
Certo qualcosa incomincia a nascere anche qua. Grazie al precursore e primo attivista Franco Agrippa, fondatore del club “Nati Scalzi”, in Italia sono nati vari parchi a tema.
A Viterbo e a Messina vi sono i “Parchi 5 sensi” per vere e proprie attività anche con i bambini e passare una giornata intera senza scarpe.
A Morgex in Val D’Aosta è stata creata la pista barefooting, di libero accesso “Franco Alleyson”.
600 m di sviluppo da percorrere obbligatoriamente scalzi, con all’interno punti interattivi sia per olfatto, tatto, ecc…
2 commenti. Nuovo commento
Grazie mi hai chiarito le idee. Sapevo che il Barefooting fosse nato in Nuova Zelanda ma non sapevo, che prima di raggiungere l’Italia, fosse prima migrato negli USA.
Grazie a te Damiano per seguirci.