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Africani e storia della corsa

6 Aprile 2020Paolo Iavagnilio
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-- GLI SPECIALISTI ITALIANI DELLE CALZATURE MINIMALISTE --

Africani e storia della corsa

E’ ormai noto dai più recenti studi sulla corsa, che per l’Homo Sapiens, la corsa è stata determinante nel suo processo evolutivo.

Come spiegato, negli studi del Dott. Daniel Lieberman, Biologo Evoluzionista della Harvard University, illustrati nel suo libro: “La storia del corpo umano”.

La corsa ha avuto un ruolo fondamentale, per la nostra sopravvivenza ed ha contribuito nel processo di evoluzione cerebrale dell’uomo.

Come spiegato dal Dott. Emanuele Gambacciani, nel suo articolo: “Encefalizzazione“.

Dott. Daniel Lieberman – Harvard University Skeletal Lab

Homo Sapiens e la corsa

La storia della corsa dei popoli africani, si perde nella notte dei tempi.

Risultato di adattamenti, necessità di sopravvivenza, grazie alle quali oggi siamo Homo Sapiens.

I nostri progenitori Sapiens provenivano dall’Africa e sono stati stanziati in questo continente per milioni di anni.

Solo negli ultimi 200.000 anni, gli Homo Sapiens, sono emigrati in Europa, probabilmente per necessità di sopravvivenza.

In tutto il globo, si narra di storie di tribù, all’interno delle quali la corsa è stata utilizzata, per inviare messaggi, nei rituali o nella caccia.

Come narrato dal corridor Andrea Francavilla, nel suo articolo: “La corsa nelle culture dei nativi americani“.

La caccia di persitenza ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana

Le tribù africane della corsa

Gli africani e la corsa vivono in simbiosi da milioni di anni.

La testimonianza vivente sono le tribù, dove quest’abilità è conservata come abilità di sopravvivenza, come i San del Deserto del Kalahari, più comunemente noti come Boscimani.

Kalahari Hunters – Foto della BBC

Kalenjin: la tribù dei corridori

Quali sono le tribù africane, dove quest’abilità, viene conservata nelle loro abitudini culturali?

Nella Rift Valley, area dell’Africa orientale, dove si sono evoluti i primi ominidi della storia, vive una tribù di corridori eccezionali, i Kalenjin.

La regione equatoriale della Rif Valley, è caratterizzata da un clima mite ad un’altitudine di duemila metri.

Questo fattore garantirebbe riserve d’ossigeno superiori alla media, soprattutto quando si scende al livello del mare.

Un’altro fattore interessante di questi popoli, che attribuisce loro una superiorità fisica, sono le loro abitudini alimentari.

Questi popoli sono dei pastori, che si muovono sempre con le proprie mandrie percorrendo molti chilometri di strada.

Si nutrono principalmente di latte e carni rosse ed un piatto tipico tradizionale, che si chiama ugali, molto simile alla polenta, che integra un apporto di carboidrati, in una dieta molto proteica.

La loro struttura fisica presenta una particolarità: hanno delle gambe più lunghe ed affusolate.

Questa caratteristica genetica, li favorisce nella corsa, facendo oscillare come pendoli gli arti inferiori.

C’è da aggiungere che questi popoli, vivono la corsa anche come attività culturale e per loro la corsa è lo sport regionale.

Quando possono utilizzano sempre la corsa per spostarsi, sin da giovani, anche per andare a scuola.

I risultati agonistici alle Olimpiadi, degli atleti kenioti, sono la conferma della straordinaria forza di questi popoli nella corsa.

Kalenjin Runners – Foto di Daniel Lombardi

Perchè gli africani sono più forti nella corsa?

Se è vero che l’evoluzione della specie, va vista come un processo di specializzazione, di ripezione dei soliti comportamenti per molte generazioni.

Questa tesi, và a rafforzare quella illustrata dal Dott. Daniel Lieberman, nella sua teoria sulla Dysevolution.

Quindi quei popoli che hanno mantenuto, nelle loro abitudini, la corsa, come attività culturale, saranno quelli che nelle generazioni successive, avranno un patrimonio genetico, sempre più specializzato nella corsa.

L’evoluzione delle specie, è un grande mistero anche per la scienza.

Nonostante sia appurato, che i cambiamenti genetici, sono un procedimento lento, che può durare anche milioni di anni.

In alcuni casi, con molta probabilità, là dove le specie sono isolate in piccoli gruppi o dove anche gruppi numerosi ripetono per generazioni i soliti comportamenti, questi processi di miglioramento ed evoluzione potrebbero essere più veloci.

CONCLUSIONI:

Nell’ottica di cercare di dare spiegazione, alla performance atletica dei corridori africani, questa tesi trova delle risposte in 4 fattori principali:

  • la corsa è un attività culturale per molte popolazioni: vedi per esempio i kenioti o altre etnie, dove tutti corrono e praticano la corsa, per ambire a diventare i maratoneti più forti della Terra, un pò come i ragazzini italiani ambiscono a diventare Pallone d’Oro del gioco del calcio;

  • quest’attività è ripetuta e tramandata da padre a figlio da generazioni: sicuramente i miglioramenti genetici, non saranno così evidenti da un punto di vista anatomico, ma nell’ottica della performance sportiva, potrebbero tradursi in piccoli ma significativi cambiamenti;

  • lo stile di vita di questi popoli: a differenza dei popoli del continente europeo, vivendo in piccole comunità, senza le nostre comodità, la loro prestanza fisica è influenzata dalle loro abitudini culturali;

  • lo scarso utilizzo delle calzature: molti di questi popoli vivono scalzi e soprattutto nella fase dello sviluppo, non utilizzano calzature nella quotidianità, quindi mantengono integre tutte le funzionalità elastiche e biomeccaniche del piede, potendo quindi garantire un’efficienza migliore nelle performance della corsa.

Giovani Kalenjin che corrono scalzi

BIBLIOGRAFIA:

“The sport gene” di David Epstein

“La storia del corpo umano” di Daniel Lieberman

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LUNA SANDALS - Oso Flaco Winged Edition

Leggi anche: “I segreti dei corridori africani” di Lyon Runner
Paolo Iavagnilio

Paolo Iavagnilio

Responsabile di Barefootrunning.it
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Paolo Iavagnilio
Barefoot Training Specialist - Evidence Based Fitness Academy | Vibram Coach | Istruttore di Corsa Naturale - Associazione Italiana Corsa Naturale
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2 commenti. Nuovo commento

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Massimiliano
10 Aprile 2020 16:34

Ciao. Mi sono appassionato all’idea della corsa come attività sportiva fisiologica e naturale e sono passato gradualmente dall’uso delle scarpe per correre tradizionali alle fivefinger e per finire alle subaru. Sono passati circa due anni per la transizione. Le mie caratteristiche altletiche non sono migliorate ma almeno non sono peggiorate.
Convinto che la corsa a piedi nudi o con protezione minima migliori la capacità di resistenza ed elasticità dei piedi e per conseguenza di tutto il corpo.
Mi chiedo e vi chiedo perchè i grandi corridori nord africani, capaci di prestazioni incredibili, correre una maratona sotto le 2 ore, comunque usano tutti le scarpe ed anche dotate di una importante tecnologia( le scarpe nike con intersuola al carbonio).
Perchè non corrono naturali?
Una questione di sponsor?
Io comunque continuo a correre naturale il più possibile.
Ciao
Massimiliano

Rispondi
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Paolo Iavagnilio
19 Aprile 2020 23:29

Ciao Massimiliano, giusta osservazione la tua. Ci son varie considerazioni da fare:
1) Gli atleti professionisti si allenano sin da piccoli e nella maggioranza dei casi hanno una tecnica di corsa buona;
2) Molti di loro usano scarpe chiodate, abbastanza minimali;
3) I giovani africani vivono scalzi e nei primi anni di età mantengono intatte le funzioni del piede;

Quindi, se poi ad una certa età, per questioni di sponsor, etc… iniziano ad usare le scarpe, riescono comunque a mantenere una buona tecnica di corsa ed avere una buona performance atletica.

Sarebbe curioso vedere cosa avrebbero fatto se avessero mantenuto scarpe minimali durante le competizioni, in maniera continuativa.

Purtroppo non abbiamo molti dati a disposizione per poter avere una statistica attendibile.

Ma al di là di questo, è indiscutibile il fatto che, la forza elastica del piede, è ridotta dall’utilizzo di calzature rigide. Che il tacco limita dei fondamentali e naturali movimenti del piede e che l’ammortizzazione manda in tilt il nostro sistema nervoso e non ci permette di sfruttare al meglio tutta la muscolatura, che a catena dal basso verso l’alto si attiva, durante la corsa.

Grazie per il tuo intervento e complimenti per il percorso che hai scelto.

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